Storia

Villa Taverna sorge sul sedime di un’antica Canonica documentata nel XII sec. Divenuta poi, dal 1525 fino a oggi, dimora di villeggiatura dei Conti Taverna. La prima notizia della Villa di Canonica è contenuta nel trattato in forma di dialogo “La Villa” edito nel 1559 da Bartolomeo Taegio.

“Qui viene il saggio e gran Taverna […] nell’aprica Villa della famosa Canonica per la cui vicinanza il Lambro e Monza ne vanno tanto altieri. […]Questo luogo è si allegro e giocondo e meraviglioso […] Con il lieto e ridente colle la cui vaghezza è tale che mi fa stupire… Gli arbuscelli, i fuori, l’herbe, gli odori, i ben misurati sentieri: tanta è la piacevolezza di questo amenissimo luogo.”

Cenni storici sui Taverna

Le prime memorie di questa famiglia patrizia milanese risalgono agli inizi del XII secolo, quando una investitura al monastero di San Vito nel Lodigiano da parte di Arderico Taverna (24 aprile 1104) attesta l‟esistenza di possedimenti in loco. Nel XII secolo la famiglia, che risiedeva a Milano in Borgo di Porta Vercellina, risulta avere stretti contatti con la basilica di Sant’Ambrogio, testimoniati da una donazione di terre alla Chiesa da parte di Ambrogio Taverna (1176) e confermati anche dai cosiddetti “affreschi Taverna” (datati 1210-1230ca), sul primo pilastro a sinistra della navata mediana della Chiesa che recano il ritratto di Buonamico Taverna, sepolto in Sant’Ambrogio, in atteggiamento di offerente. Con la fine del XV secolo i Taverna acquisiscono un ruolo di primaria importanza per Milano, testimoniato anche dalla fondazione delle “Scuole Taverna”, una delle prime scuole pubbliche gratuite milanesi, ad opera di Atonia Maggi, vedova di Stefano Taverna. Esse erano situate in un edificio alle spalle della Chiesa di San Sepolcro, demolite nel XVII secolo per far posto alla Biblioteca Ambrosiana, furono trasferite in via Santa Maria Fulcorina. Momento di svolta per il casato, pur in uno dei più drammatici momenti della guerra franco-spagnola, si ha con Francesco Taverna (1480-1560): gran canceliere del ducato di Milano e soprattutto grande negoziatore dei più importanti trattati di pace (tra il pontefice, il re di Francia,l’Inghilterra, Venezia e Firenze nonché del trattato di pace tra la Repubblica Veneta , il Ducato di Milano e l’imperatore Carlo V). Fu proprio lui nel 1525 ad acquistare la Villa che, da allora fino ad oggi, è stata posseduta e abitata dalla famiglia Taverna. Nel corso del XVIII e XIX secolo, tra le figure di spicco, si ricordano Francesco Taverna (1758-1827) consigliere di Stato e il figlio Paolo, fondatore del Pio Istituto Sordomuti Poveri di Campagna tutt’ora esistente. Accanto ai molteplici episodi di rilievo storico che hanno costellato le vicende della Famiglia, merita di essere ricordato il convinto e attivo impegno dei Taverna dalle repubbliche napoleoniche fino a tutto il Risorgimento a favore dell’indipendenza e dell’unità d’Italia. Rinaldo Taverna si trasferì a Roma subito dopo Porta Pia al seguito del Re d‟Italia per il quale svolse importanti incarichi pubblici.

Vicende architettoniche

La Villa

Villa Taverna, situata a Canonica Lambro, frazione di Triuggio, sorge in posizione lievemente rialzata a breve distanza dalle rive del Lambro. Essa presenta una struttura architettonica a U , caratterizzata da un fronte principale a due piani, da cui si dipartono due ali laterali più basse che chiudono armoniosamente la corte nobile. L’ingresso all’area del cortile è caratterizzato da un portale disposto a semicerchio concavo, aperto al centro da una cancellata leggera, inquadrata da pilastri rastremati verso il basso sovrastati da due statue, cui corrispondono, sui cancelli secondari, due statue di minore ampiezza. La dimora è di fondazione cinquecentesca con il primo importante rifacimento seicentesco, visibile soprattutto all’interno, mentre l’aspetto esterno della villa, omogeneo e concepito secondo un progetto unitario, è frutto della risistemazione settecentesca. L’atrio d’ingresso a tre arcate immette nell’ampio salone centrale da cui si può accedere al giardino all’italiana, che conserva pressoché intatto l’originario impianto cinquecentesco, in suggestiva posizione sopraelevata rispetto al declivio che conduce al Lambro.

Camini

Vestigia della fase più antica è la splendida serie di camini del Cinquecento. Vale la pena soffermarsi nella descrizione di almeno due dei quattro camini delle sale al piano terra: il camino del salone centrale presenta, dal basso, due telamoni a maschera leonina impostati su una mensola a voluta, reggente il fregio decorativo superiore. Quest’ultimo reca al centro l’antico stemma dei Taverna, a semplici fasce trasversali senza il cane d’argento avuto per privilegio imperiale concesso da Carlo V al gran canceliere Francesco Taverna nel 1536. Quattro metope alternate a triglifi si susseguono sulla fascia con rilievi identici a due a due, in posizione speculare: quelli alle estremità raffigurano un’allegoria delle messi feconde, quelli centrali sono un’allegoria dell’abbondanza dei frutti. La fine iconografica di carattere “agricolo” rimanda da una parte all‟operosità del lavoro umano, che rende la terra produttiva dall‟altra alla generosità della natura, che spontaneamente fa crescere i frutti sugli alberi. Su entrambi i lati corti sono raffigurate due sirene. La realizzazione scultorea, più raffinata nei telamoni che nelle metope, suggerirebbe una datazione agli anni Trenta del cinquecento. Alla metà del cinquecento può datarsi il camino della prima sala a sinistra rispetto al salone centrale (fig). Retto da due cariatidi, il fregio superiore presenta abbozzi di “ candelabri” con animali fantastici affrontati, mentre nelle metope è rappresentato il tema dei trofei, in cui loriche classiche si alternano a elmi cinquecenteschi, scudi ed anfore, tutti appesi con un ricco gioco di nastri svolazzanti, secondo quel gusto antiquario che si diffonde a Milano nella prima metà del XVI secolo grazie alla trattatistica di Cesare Cesariano. Questo repertorio di insegne belliche, cui l‟insistito linearismo conferisce una forte valenza ornamentale, da un punto di vista simbolico rimanda alle “gesta” epiche del casato. Al centro si trova lo stemma dei Taverna dopo il privilegio imperiale, che vede inserito in due quarti un cane che fissa una stella a otto raggi.

Statue

Di particolare rilievo nell’intero complesso sono le statue settecentesche di grazia rococò che come si è visto inquadrano l’ingresso esterno della Villa. A sinistra l‟allegoria dell’Autunno (fig), rappresentata da una figura femminile che regge una cornucopia carica d’uva, i cui frutti sono intrecciati anche tra i suoi capelli. A destra l‟allegoria della primavera (fig), che sparge fiori da un cesto colmo di fiori. Queste statue possono essere lette anche come raffigurazioni dell’abbondanza (la cornucopia) intesa in senso “agricolo”, come si confà ad una dimora di campagna, quindi come ricchezza naturale spontanea (i fiori) abbinata a quella che deriva dal lavoro dell’uomo (la vendemmia). Di elevata qualità, riscontrabile nella raffinatezza dei dettagli naturalistici e nel panneggiare sottile, nonché nella concezione armonica, che le pone in dialogo quasi musicale con il timpano ricurvo sottostante. Di grande interesse, soprattutto iconografico, sono anche le due figure laterali: a destra un putto con un serpente, simbolo del pericolo che giunge dall‟esterno, e a sinistra un putto con un cane, custodia e guardia dal pericolo, funzione svolta appunto dal cancello.

Chiesa Santa Maria della Neve

chiesaA fianco della Villa, si erge la Parrocchia dedicata a Santa Maria della Neve, di origine cinquecentesca, rimaneggiata nel settecento. Costruita dai Taverna e donata alla Curia nello scorso secolo. La facciata molto lineare presenta volte curvilinee e timpano triangolare. All’interno è conservata l’effige marmorea della Madonna col Bambino, un tempo sulle mura di Villa Taverna e poi traslata in seguito ad eventi miracolosi. La chiesa è affrescata da Gian Battista Zali

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